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Avete presente quelle domeniche di piena libertà, dopo una settimana piena di impegni, che non vedete l’ora che arrivino? Quelle che il sabato pensi “domani è vacanza, posso fare qualsiasi cosa!” … e poi quando la domenica arriva non sai mai cosa fare?
Capita spesso lo soo.
E in questi casi non c’è niente di meglio di una gita fuori porta improvvisata.
E via! Si parte all’avventura…
Non sapendo bene che fare mi sono avvicinata alla nostra libreria, ho preso in mano un paio di libri sul nostro territorio e ho incominciato a scegliere la mia meta.
A pochi chilometri di distanza da Banari, presso il comune di Bonnanaro, situato alla base del Monte Pelau, si trova il Nuraghe di Bega. Si tratta di una costruzione di epoca nuragica, in ottimo stato di conservazione, la cui particolarità è la sua struttura a corridoio. Infatti il nuraghe, piuttosto che svilupparsi in altezza, come la maggior parte dei nuraghi, presenta invece una forma a T.
Incuriosita dalla lettura, decido di partire per la mia piccola escursione in giusta compagnia.
Percorrendo la strada “vecchia” per recarsi a Bonnanaro si può decidere di proseguire senza soste, e semplicemente godersi il paesaggio, oppure fare una piccolissima deviazione e fermarsi un attimo ad ammirare dall’esterno la Chiesa di Santa Maria de Mesumundu (una chiesa paleocristiana costruita sull’impianto delle antiche terme romane).
L’edificio si trova all’interno del Parco Archeologico di Mesumundu, ai piedi del Monte Santu, sulla cui cima si trova la Chiesa campestre dedicata a Sant’Elia e che nel giorno di pasquetta (in occasione dei festeggiamenti del Santo) è raggiungibile tramite un giro in elicottero attorno al monte, oltre che con il sentiero sempre percorribile a piedi.
Ancora molto vi è da scoprire riguardo al territorio a valle, e diversi sono gli scavi archeologici portati avanti ogni anno nel mese di luglio con l’iniziativa della scuola estiva di archeologia medievale promossa dall’università di Sassari.
Una volta arrivati nel paese di Bonnanaro è necessario raggiungere via Santa Maria, nella quale è anche presente una mappa dove vengono segnalati i “sentieri del Pelao”. Da lì sarà sufficiente seguire la segnaletica fino all’ingresso di una vecchia mulattiera, adiacente ad una stazione di sosta appartenente all’ippovia che attraversa il Meilogu.
Imboccata l’antica stradina sembrerà di immergersi in una piccola fiaba celtica. In autunno: il sentiero ricoperto di foglie arancioni, il muschio verde brillante sui muretti a secco e una leggera foschia che permea l’aria. In primavera: un’esplosione di colori, l’aria è tersa e il calore del sole rende la passeggiata lungo il sentiero ancora più piacevole.
La natura, nelle mezze stagioni, da sempre il meglio di sé!
Una volta percorsa l’intera mulattiera devo ammettere che le indicazioni per raggiungere il nuraghe divengono un po’ complicate, infatti non c’è più segnaletica. In un primo momento eravamo un po’ spaesati, arrivati alla fine del sentiero non sapevamo proprio dove andare! Ma alla fine, dopo esserci persi un paio di volte, ci siamo in realtà resi conto che il percorso risultava abbastanza semplice: là dove la stradina si interrompe è necessario girare a destra, all’interno di un cancello, e continuare in quella direzione seguendo il percorso calpestato fino ad un secondo cancello, oltrepassato il quale ci si trova in uno spazio aperto dove, per prima cosa, si potranno notare le rovine dell’antico villaggio nuragico e, sul lato destro, della fonte monumentale ad esso appartenente. Inoltrandosi al di sopra della fonte si potrà finalmente ammirare il nuraghe di Bega!
Il suo ingresso, rivolto a Nord, risulta perfettamente conservato e, dalla sommità della costruzione, è possibile notare la sua particolare configurazione a corridoio.
Rivolgendo lo sguardo di fronte a noi un’altissima parete di roccia basaltica (Sa Rocca de ‘Ega) sovrasta l’antico villaggio. La rupe è oggi dimora di poiane e falchi imperiale, prima in via di estinzione, e diversi sono gli amanti del parapendio che ogni tanto si recano lì in cima per praticare lo sport.
Ma volete sapere qual è la cosa più bella da lassù? Pensare che quel luogo, custodito dagli alberi e dal folto della vegetazione; oggi ai nostri occhi quieto, dimenticato ed incontaminato, in realtà in un tempo antico era vivo… E qualcosa di esso si è conservato. E noi, così come la natura è stata capace di fare, dovremmo continuare a preservarlo.
La consapevolezza di residenti e visitatori potrebbe fare molto per questi luoghi che non vedono l’ora di essere riscoperti.
Godutaci l’atmosfera del luogo, non rimaneva che riprendere il percorso per tornare a casa. Ma, prima di tornare verso Banari, viste le calorie consumate, una cioccolata calda o una crepes al bar a Torralba ci sembrava proprio d’obbligo!
E voi? Che luoghi vorreste riscoprire?
Chissà… magari anche noi del B&B S’Asilo faremo parte della vostra prossima avventura!
B&B S’Asilo
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